Il tesoro del tesoriere

Il primo dicembre 1803, mastro Isidoro Mauro era eletto tesoriere dell’arte degli orefici. Sei giorni dopo, riceveva dal decaduto tesoriere Vincenzo Genna e con la supervisione del console Angelo Sandias la cassa con quattro chiavi contenente ottantasei onze e diciassette tarì, di cui trenta onze e sette tarì in denaro contante e cinquantasei onze e dieci tarì in ricevute di denaro impiegato in rendite. Isidoro Mauro, figlio di Matteo e di Francesca Bono (da noi riscontrato nei registri d’anagrafe) è nato nel 1742 e morto nel 1826. Marito di Francesca Rame ebbe quattro figli: Salvatore (1770-1837) arciprete della chiesa di San Pietro, Pietra (sposa di Giacomo d’Alì Buscaino), Francesca (1773-1852) e Matteo (1777- 1833). L’orefice era zio del famoso Vito Mauro (anch’egli arciprete della chiesa di San Pietro) che fece realizzare il sontuoso organo da Francesco la Grassa. Il padre Matteo è presente nell’elenco dei sottoscrittori dello stabilimento degli orefici del 1756, insieme a Giuseppe Porrata, Angelo Sandias e Giuseppe Piazza (allora consigliere), che ebbe il compito di far costruire la cassa dell’arte con quattro toppe e quattro chiavi, dove si conservavano:  i capitoli dell’arte,  il libro delle elezioni dei consoli,  il libro della creazione degli ufficiali,  il libro degli introiti ed esiti,  i transunti delle elezioni. Inoltre, i consoli orafi consegnavano ad Isidoro Mauro, una cassetta dove si custodivano i tre splendori d’argento, di ponderis librorium trium et unciam sex, de’Personaggi Misterij eiusdem Artis . Sono le aureole poste per parecchi anni nel capo di Gesù, di Maria e del discepolo Giovanni (non presente nella scena della “spartenza” del primordiale mistere del 1621) del peso complessivo di un chilo e centodieci grammi. Quel giorno il novello tesoriere si accollava anche il grave compito della custodia della cassa con i tre splendori (probabilmente creati da Giuseppe Piazza) che tuttora, nel venerdì santo, abbelliscono il mistere dell’arte in modo decente e non esageratamente sfarzoso come in altri di visione “prettamente folcloristica”.

© Salvatore Accardi – © www.trapaniinvittissima.it